Gli interventi di recupero del patrimonio edilizio eseguiti su singole unità abitative o su parti comuni di stabili condominiali beneficiano di importanti incentivi fiscali.
Si tratta in particolare di una detrazione pari al 50% per le spese sostenute, entro il limite massimo di 96.000 euro. La detrazione in questione potrà essere utilizzata, come ricordato dall’Agenzia delle Entrate nella guida aggiornata lo scorso ottobre, fino al 31 dicembre 2024. In aggiunta alle agevolazioni in vigore, il decreto legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) ha introdotto il cosiddetto “Superbonus”, che consente di usufruire di una detrazione ancora maggiore (pari al 110%) per la realizzazione di alcune tipologie di interventi (per esempio, interventi finalizzati alla riqualificazione energetica e alla riduzione del rischio antisismico).
Il Bonus ristrutturazioni è ammesso per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 fino al 31 dicembre 2024.
Il Bonus ristrutturazioni può essere richiesto da tutti i contribuenti soggetti al pagamento delle imposte sui redditi, che risiedano o meno in Italia.
Hanno diritto al beneficio fiscale coloro che sull’immobile oggetto di lavori risultano essere:
- proprietari o nudi proprietari;
- titolari di diritti reali di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie);
- inquilini;
- comodatari;
- soci di cooperative divise e indivise;
- soci delle società semplici;
- imprenditori individuali (solo per gli immobili che non rientrano fra quelli strumentali o merce).
Per poter usufruire del bonus ristrutturazioni è necessario che tali soggetti abbiano sostenuto la spesa da portare in detrazione.
Hanno diritto al beneficio fiscale, inoltre, purché sostengano le spese e risultino intestatari di bonifici e fatture:
- il coniuge separato cui sia stato assegnato l’immobile intestato all’ex coniuge;
- il convivente more uxorio che non risulti proprietario dell’immobile dove sono eseguiti i lavori per le spese effettuate a partire dal 1° gennaio 2016;
- il familiare convivente di chi possiede o detiene l’immobile oggetto di interventi;
- il componente dell’unione civile.
Poiché quello dei lavori edili è un argomento complesso nel momento in cui si effettuano degli interventi di ristrutturazione in casa è bene conoscere quelle che sono le detrazioni a disposizione nel vasto panorama delle agevolazioni fiscali concesse dallo Stato.
Quali sono gli interventi ammessi al bonus ristrutturazione per il 2023? Gli interventi che danno diritto alla detrazione del 50% sono:
- interventi di manutenzione straordinaria, ovvero quelle opere volte a sostituire, rinnovare parti dell’immobile, anche strutturali. Le opere suddette non devono comportare una variazione della volumetria complessiva dell’edificio né alcun mutamento della destinazione d’uso.
- Restauro e risanamento conservativo, ovvero quegli interventi volti a garantirne la funzionalità e la conservazione;
- Ristrutturazione edilizia, ovvero quei lavori volti a trasformare l’edificio, dando luogo ad un fabbricato che sia in parte o del tutto diverso da quello in partenza come nel caso di demolizione e costruzione, mantenendo la stessa volumetria dell’immobile originario (ovvero senza ampliamento). Altra ipotesi è il cambio di destinazione d’uso dell’immobile.
Non sono ammessi gli interventi di manutenzione ordinaria a meno che non siano inseriti nell’ambito di interventi più ampi di manutenzione
straordinaria. L’unica eccezione è data dai lavori realizzati sulle parti comuni di stabili condominiali.
Gli interventi di recupero del patrimonio edilizio possono essere eseguiti su unità immobiliari residenziali rientranti in qualsiasi categoria catastale. Sono incluse le pertinenze dell’immobile dove viene realizzato l’intervento.
Rientrano anche le parti comuni di edifici condominiali e, come abbiamo visto, in questo caso sono comprese anche le opere di manutenzione ordinaria.
Gli interventi sopra menzionati non sono gli unici che danno diritto alla detrazione del 50% in dichiarazione dei redditi.
Sono ammessi all’incentivo fiscale anche:
- opere volte al superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche. Si pensi ad esempio ad ascensori o montacarichi, oltre agli strumenti che agevolino la mobilità interna o esterna del soggetto disabile attraverso mezzi tecnologici o robotica;
- interventi finalizzati alla riduzione del rischio antisismico;
- lavori finalizzati al miglioramento energetico.
Le spese per le quali si può fruire la detrazione del 50% collegate indirettamente agli interventi di recupero del patrimonio edilizio sono anche quelle sostenute per:
- il pagamento delle prestazioni di professionisti come progettisti dei lavori;
- l’acquisto di materiali
- di perizia
- sopralluoghi nel cantiere
In alternativa alla detrazione in dichiarazione dei redditi il contribuente, fino al 31 dicembre 2024, potrà avvalersi dello sconto in fattura o della cessione del credito di imposta come previsto dal Decreto Rilancio n. 34/2020.
Entro il 29 aprile (salvo variazioni da parte degli Enti competenti) dell’anno successivo a quello in cui sono state sostenute le spese, il contribuente dovrà comunicare, per via telematica all’Agenzia delle Entrate, la scelta alternativa effettuata.
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